31 marzo 2008

Lettera di Seborga nel Mondo al Ministro Italiano dello Sport

Seborga nel Mondo Onlus, consegnerà nei prossimi giorni, una lettera al Ministro italiano dello Sport Giovanna Melandri, per sensibilizzare le attività politiche di fronte al genocidio commesso in Tibet e per chiedere agli atleti, ai quali verrà inviata singolarmente una lettera di richiesta, di farsi a loro volta ambasciatori di un messaggio di forte solidarietà con il popolo tibetano, indossando in qualsiasi forma riterranno la bandiera e le insegne del Tibet alla cerimonia di inaugurazione e durante lo svolgersi dei giochi.
Seborga nel Mondo, cercherà in questi mesi di divulgare la richiesta a tutte le testate giornalistiche nazionali, per sensibilizzare l’opinione pubblica, e, soprattutto le autorità istituzionali, le quali rimangono in silenzio di fronte a questa grave tragedia.
Di seguito la lettera:

Alla cortese attenzione della
Gent.ma Dott.ssa Giovanna Melandri

Signor Ministro,

Ci rivolgiamo a Lei nella Sua veste di ministro delle attività sportive e di deputato del popolo italiano.

Come Associazione Seborga nel Mondo siamo profondamente colpiti e rattristati da quella che, senza timore di forzature o di interpretazioni schierate, è da decenni ormai la tragedia del popolo tibetano.

Una tragedia che i recenti fatti hanno riproposto all'attenzione del mondo con la forza di un pugno nello stomaco, di quelli che fanno male, ma scuotono dal torpore.

Una tragedia che si svolge sotto i nostri occhi in spregio ad ogni principio di autodeterminazione dei popoli, contro qualsiasi libertà, una repressione che da decenni si svolge con una determinazione brutale e cieca.

Siamo colpiti anche dal silenzio di fronte a questa tragedia delle istituzioni e delle donne e degli uomini che abbiamo deputato a rappresentarci, silenzio che umilia e ferisce.

Ci rendiamo conto, come tutti, delle ragioni che portano a scegliere una politica di appeasement, ma non possiamo nemmeno non vedere come questa politica che volta la testa dall'altra parte sia condannata, come accadde nel secolo scorso, a portare a ben pochi risultati e comunque sempre sulla pelle degli oppressi che non solo non abbiamo il coraggio di difendere, ma ormai per i quali sembriamo avere persa la capacità di provare compassione e rabbia.

Il popolo tibetano viene immolato sull'altare dell'economia, su di un altare fatto di scambi commerciali, di container e di yuan. Un altare sul quale corre il rischio di finire anche la nostra dignità e la credibilità delle istituzioni.

I fatti del Tibet, la politica cinese ma alla stessa maniera l'ipocrisia, il silenzio o comunque le reazioni decisamente “soft” a fronte di questi fatti verificatesi finora feriscono le coscienze di sempre più persone, incidendo sempre più diffusamente ed in profondità sugli umori e sulla coscienza di un numero insospettabilmente corposo di cittadini e di elettori, un umore non difficile da sondare.

Per questo, Signor Ministro, rivolgendoci alla dignità della Sua carica ed alla Sua sensibilità di donna e di persona, Le chiediamo come cittadini italiani e come associazione di farsi latrice presso le istituzioni sportive di un messaggio forte.

Un messaggio generoso e senza ipocrisie che tranquillizzi chi ormai pensa che alla politica poco importi dei deboli e che a molti sportivi interessi solo mettersi in vista su di una vetrina internazionale, prestigiosa, anche se sporca di sangue, per lucrare qualche contrattino pubblicitario ed un paio di copertine.

Chiederemo, anche singolarmente, agli atleti italiani impegnati ai giochi olimpici di Pechino di farsi a loro volta ambasciatori di un messaggio forte di solidarietà con il popolo tibetano, indossando in qualsiasi forma riterranno la bandiera e le insegne del Tibet alla cerimonia d'inaugurazione e durante lo svolgersi dei giochi.

A chi accetterà di sostenerci ben poco potremo offrire, come ben poco può offrire il popolo tibetano se non la riconoscenza, la preghiera e chissà, forse in futuro, un sorriso.
Speriamo ardentemente che siano, questi, beni che hanno ancora un valore se non sui mercati, almeno nelle coscienze e nei cuori.

Con stima e cordialità,

Il Presidente
Flavio Gorni